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David Lee Roth ][ Eat ‘Em and Smile

Posted in Recensioni by PartyAnimal on 17 gennaio 2008
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1986, Warner Bros.
Bloomington, Indiana, USA us.png
Produttore:
Ted Templeman

www.davidleeroth.com
Dopo aver abbandonato i Van Halen il camaleontico vocalist dell’Indiana riesce a surclassare la propria ex-band sfornando una pietra miliare accompagnato da un super gruppo: Steve Vai, Billy Sheehan, Gregg Bissonette, oltre al produttore dei Van Halen stessi. I dialoghi tra l’ugola di Diamond Dave e la chitarra di Vai sono da annali della musica, le cavalcate (“Shyboy” su tutte) serviranno da plot per la futura all-star-band di Sheehan, i Mr. Big. Non è tutto: il pazzo DLR si trova a suo agio anche nei pezzi espressamente Swing e Blues. Da urlo. Woah!

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Queen ][ Live at Wembley ’86

Posted in Recensioni by metallic4xel on 6 gennaio 2008
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1992, Parlophone
Londra, Inghilterra england.png
Produttore: Queen

www.queenonline.com
Non è ancora calata la notte quando un boato epocale fa vibrare le storiche strutture del Wembley Stadium e accoglie tra le note della vibrante “One Vision” una delle più incredibili voci di tutti i tempi; Freddie Mercury ci mette un istante a scaldare la sua magica ugola e ad entrare in risonanza con i 250.000 estasiati spettatori, trascinandoli per due ore di musica indelebilmente stampate nella storia. Il vero valore di una band e di una voce si evince dalle prestazioni live, e qui i Queen mostrano la propria dimensione: quella di mostri sacri delle arene.

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Candlemass ][ Epicus Doomicus Metallicus

Posted in Recensioni by metallic4xel on 30 dicembre 2007
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1986, Black Dragon
Stoccolma, Svezia se.png
Produttore:
Candlemass, Ragne Wahlquist

www.myspace.com/candlemass
Da un anfratto buio, umido e lurido proviene un sibilo di angoscia e struggente tristezza… «Please Let Me Die In Solitude». È il 1986, “EDM” viene forgiato dalla fucina sulfurea dei Candlemass e con esso si ode il gemito del genere Doom. La cadenza della batteria sembra l’incedere claudicante di un’anima in pena e la performance dell’allora vocalist Johan Längqvist si trasfigura in un macigno di malinconia. Dai Black Sabbath ereditano l’oscura inquietudine, che contribuisce a rendere questo album un faro nelle nebbie cimiteriali del genere.

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